Dott.ssa Chiara Pica - Mission Life Coach

Dott.ssa Chiara Pica

Mission Life Coach

Cambia le tue credenze e cambierai la tua realtà

Cosa posso fare per te

Nel mio percorso pratico una integrazione psiche-soma-relazione, considerando l’individuo-persona come un tutt’uno inscindibile composto da una mente e da un corpo in relazione con il mondo.

Pertanto non parlo di malattie o disturbi, ma di disagi esistenziali che si traducono in problematiche psicosomatiche e relazionali. Allo stesso modo, non parlo nemmeno di una “cura”, bensì propongo un percorso integrato in cui accompagno la persona in un viaggio di scoperta del suo “Vero Sé”, di accettazione di ciò che  è, di riconoscimento del proprio valore esistenziale d’individuo-persona unico e inimitabile, con talenti e parti dimenticate da far venire alla luce. Un lavoro di scavo archeologico, dunque, ma non nel passato coi suoi traumi e ferite, bensì di tutte quelle parti di sé che per qualche motivo sono state obliate e che, se riesumate, possono farci tornare a essere individui completi a 360 gradi.

In questo senso, dunque, io non aiuto le persone a liberarsi dei loro sintomi e malesseri: le aiuto  a integrare tutto ciò che emerge dentro di sé per poter evolvere e trovare la propria natura profonda, di cui tutti siamo originariamente dotati alla nascita ma che rischiamo di perdere a causa delle molteplici influenze che subiamo.

Si tratta, in sostanza, di un percorso in cui si acquisisce una maggiore flessibilità interiore: affrontare pensieri ed emozioni difficili con più apertura, lasciar andare storie limitanti su sè stessi, trovare risorse interiori attraverso le quali vediamo noi e la nostra situazione in modo nuovo, entrare in contatto con un senso si sè più profondo e autentico, nonchè con il proprio vero scopo esistenziale. 

Cosa imparerai quindi lavorando con me?

Non si fa questo percorso per:

1.

Conoscere le cause del proprio disagio:

erroneamente si crede che per risolvere un disagio, un sintomo, un malessere, sia necessario conoscerne le cause. Questa idea distorta deriva da una concezione deterministica tale per cui se esiste un disagio presente significa che devo andare a ritroso a cercare presunte cause in un passato, recente o remoto che sia, nè tantomeno negli altri: è colpa di mio marito se sto così; è colpa di mia madre…ecc. Se si fa così si cede il nostro potere ad altri, mentre si viene qui per riacquistarlo. Siamo noi, in quanto esseri dominati da eccessivo razionalismo, che non riusciamo a non cedere a una visione causalista delle cose della vita: se impariamo, come insegnano le filosofie orientali, a stare nel presente, ci rendiamo conto che trovare una causa non ci serve a stare meglio. Per risolvere non serve trovare la causa, bensì il messaggio che quel malessere ci vuole comunicare come via di accesso al mondo interiore e come chiave per la nostra evoluzione. Non stai male per i motivi che credi. L’anima non sottostà alle leggi di causa-effetto; pertanto non incaponirti nel cercare presunte cause al suo malessere

2.

Lavorare sul passato:

questo punto è una conseguenza del precedente, in quanto molte delle presunte cause di malessere vengono collocate nel passato. Ad esempio “La mia paura viene da lontano, perché da piccola sono stata inibita dai miei genitori”; “Trovo sempre uomini sbagliati perché mio padre non mi ha amata e ora cerco la compensazione nelle figure maschili”; “Sono priva di autostima perché a scuola venivo presa in giro dai compagni di classe” e così via. Se colloco nel passato la causa dei miei disagi presenti posso star certo che non ne uscirò mai. Il passato di per sé è immodificabile e se mi lego energeticamente ad esso trasformerò il mio futuro in un destino. Potrò uscire dai miei disagi solo quando smetterò di fare del passato un comodo alibi e imparerò a vedere i problemi presenti come la voce di un disagio tutto presente che può essere ascoltato

3.

Risolvere problemi bensì per trovare inattese soluzioni:

sembra paradossale ma non si fa un percorso per risolvere  problemi. Parlare a lungo del problema non serve a nulla, anzi: crediamo che le parole per il loro carattere immateriale siano innocue, invece esse creano continuamente la mia realtà e mi portano a identificarmi con quel problema. Parlare del problema serve solo a cronicizzarlo e ci porta fuori dalla nostra fonte restringendo così il nostro campo percettivo che non trova così le risorse necessarie a risolvere la situazione. Non è mai quello che crediamo sia il problema il motivo per cui stiamo male. Quel problema è solo un appiglio che il mondo interno sceglie per comunicarci qualcosa di profondo di noi che abbiamo dimenticato. Se si fa questo percorso è proprio per andare oltre ai presunti problemi, che in realtà sono solo un innesco a un processo di evoluzione interiore. E quindi non si cercano soluzioni nel senso razionale del termine: si fa un cammino che porti ad andare OLTRE quel problema scoprendo le risorse interiori sepolte. Saranno loro a trovare, senza alcuno sforzo, le soluzioni giuste.

4.

Migliorare!!!

Migliorare presume che c’è qualcosa di sbagliato da aggiustare, come un computer a cui vanno sostituiti i pezzi. E migliorare implica che ci siano cose “presumibilmente  sbagliate” che devo eliminare di me, mentre in realtà questo percorso serve proprio per fare tutto il contrario: accettare i miei lati ombra e integrarli dentro di me per diventare completo e “individuato”, come direbbe Jung. Quindi si fa questo percorso per  cercare la propria natura e a maturare, non per migliorare.

5.

Eliminare un sintomo, un problema, un difetto, ecc:

questo è un corollario conseguente al punto 4. Se non devo migliorare non devo eliminare niente che io identifichi  come difetto, sintomo o problema. In questo percorso al contrario si lavora  per ACCETTARE E INTEGRARE, non per eliminare qualcosa. Se mi scontro con un mio presunto difetto lo rinforzerò; se tento di eliminare un sintomo lo farò diventare più intenso o lo farò scappare fuori da qualche altra parte. Non si elimina niente che venga dal profondo o che faccia parte della mia intima natura. Come diceva Jung “Nella malattia c’è già il germe della sua guarigione” ed è questo seme che si viene a cercare.

6.

Cercare soluzioni, ricette magiche e panacee miracolose:

non esistono miracoli che la persona non faccia da sola e soluzioni che il suo mondo interno, se opportunamente stimolato, non sappia trovare. Purché sia messa nella condizione di farlo. Questo percorso non fornisce soluzioni o ricette magiche: mette la persona nella condizione di trovare tutto questo da sola. E cosa fa dunque la persona nel percorso, se non risolve problemi, non cerca cause e non tenta di migliorarsi? Va verso la fonte! Viene condotto verso la sua natura profonda. L’unico luogo dal quale possono sgorgare soluzioni che la persona senta davvero sue. E come ci si accede a questo magico luogo? Imparando a disidentificarsi dai ruoli che ci siamo cuciti addosso, dalle maschere che indossiamo, dai personaggi che recitiamo e che ci hanno posseduti negli anni; dai condizionamenti subiti, dagli schemi che ci conducono come un pilota automatico e dalle credenze limitanti che ogni giorno creano il nostro destino. Il vero miracolo lo compie la persona quando ricontatta sé stessa.

7.

Lamentarsi e a sfogarsi:

questo percorso non è un muro del pianto o uno sfogatoio. La lamentela spegne i neuroni e conduce in un territorio oscuro e paludoso dal quale non può sgorgare alcuna soluzione. Si deve giungere al territorio sconosciuto dentro di noi, non stare lì a crogiolarsi nel malessere lamentandosi di quanto la vita è crudele. Questo atteggiamento non serve ad attivare le proprie energie interiori bensì a spegnerle.

8.

Cercare colpevoli:

non si viene qui a perdere potere attribuendo ad altri la colpa dei propri problemi: “E’ colpa di mia madre che mi critica”; “E’ colpa del mio partner che mi fa esasperare”; “E’ colpa del mio capo che mi fa mobbing”. Benissimo, e tu in tutto questo dove sei? La tua volontà? Il tuo potere personale? Siamo noi che diamo potere agli altri, ricordiamolo non si viene qui a lamentarsi di chi abbiamo intorno o a cercare di cambiarlo, non è possibile. Ma cambiare noi stessi si, e quello è lo scopo.

9.

Scrollarsi di dosso le responsabilità, bensì recuperarle:

l’ultimo punto è il più difficile. Un serio processo di crescita interiore implica comprendere che noi siamo responsabili al 100% della nostra esistenza. Le nostre credenze, ovvero le affermazioni depotenzianti che costituiscono i miei schemi mentali, plasmano continuamente la mia realtà e la costruiscono giorno dopo giorno. Quello che credo, dunque, determina anche in grande parte ciò che mi accade, nel bene e nel male, le relazioni che instauro, il successo che attiro ecc. Cito a tal proposito questo aforisma di Ghandi: “Mantieni i tuoi pensieri positivi, perché i tuoi pensieri diventano parole. Mantieni le tue parole positive, perché le tue parole diventano i tuoi comportamenti. Mantieni i tuoi comportamenti positivi, perché i tuoi comportamenti diventano le tue abitudini. Mantieni le tue abitudini positive, perché le tue abitudini diventano i tuoi valori. Mantieni i tuoi valori positivi, perché i tuoi valori diventano il tuo destino.”. qui si viene dunque a cambiare i pensieri.

DISCLAIMER!!!

Si precisa che il tipo di percorso presentato non mira a ELIMINARE PATOLOGIE fisiche e non ha intenti DIAGNOSTICI O CURATIVI rispetto alle stesse! 

Lo scopo primario del percorso è di aiutare la persona a:

In questo senso non si agisce in via diretta su sintomi o malattie (per i quali si rimanda ai trattamenti adeguati dal punto di vista medico, in scienza e coscienza di ognuno) bensì solo sugli aspetti emozionali e delle proprie credenze. Se poi dovesse generarsi una remissione totale o parziale dei sintomi fisici questo sarà da imputarsi al riequilibrio della persona nella sua totalità.


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