Pensiamo a quante aspettative nutriamo solitamente ogni giorno: il telefono che suona e speriamo che sia una certa persona; un progetto su cui stiamo lavorando; il comportamento di un familiare. Siamo letteralmente immersi nelle aspettative. E ok, è umano averne, non è che possiamo castrare questa tendenza. Il problema quando pretendiamo che le cose nella vita vadano come noi vogliamo, che le persone si comportino in un certo modo ecc. E tutto quello che accade di diverso non va bene, è sbagliato, ci fa stare male.
Cosa succede quindi al momento in cui un’aspettativa è disattesa? A nutrire illusioni e delusioni, ad alimentare frustrazione e insoddisfazione, e questo perché la vita prende sempre una strada inaspettata, percorsi inattesi, imprevisti che cambiano le carte in tavola.
E non solo. C’è un altro pericoloso effetto collaterale legato al controllo: ovvero per far andare le cose come vogliamo noi cerchiamo di controllare e pilotare la realtà, rimanendo poi costantemente delusi dal momento che la realtà non si fa pilotare da noi, ma va nella direzione più giusta e appropriata per noi.
Ma perché facciamo questo?
• Perché siamo decentrati, il nostro baricentro è spostato sugli altri e ci siamo abituati e ricercare la felicità fuori di noi invece che dentro. Ma se facciamo dipendere la nostra felicità dall’esterno ahimè, non saremo mai felici.
• Il timore della perdita e del vuoto, dal momento che ci sentiamo come la metà di una mela e pare che non possiamo sopravvivere senza qualcuno accanto
• La ricerca di conferme, in quanto incapaci di essere noi stessi il nostro metro di giudizio e il termometro del nostro benessere
• Per la paura dei cambiamenti, che ci fanno sentire smarriti e disorientati
Quali sono le principali aspettative che nutriamo?
• Che le persone si comportino in un certo modo, che facciano determinate cose, che quasi ci leggano nel pensiero;
• Che un progetto vada come sperato, che raggiungiamo un certo obiettivo
• Di non sbagliare mai, di non commettere errori, di essere perfetti e ineccepibili
Sicuramente se ti chiedessi di annotare tutte, ma proprio TUTTE le aspettative che hai in questo momento della tua vita verrebbe fuori una lista molto nutrita. Ma come ogni medaglia ha il suo rovescio devi renderti conto che per ogni aspettativa c’è una potenziale delusione dietro l’angolo.
Quando invece non ci aspettiamo nulla allora accadrà esattamente ciò che deve accadere. O meglio, quel che deve accadere accade comunque, con o senza il nostro permesso; solo che col nostro permesso è molto meno doloroso e faticoso per noi, perché rimaniamo aperti e curiosi a quello che può arrivare e non sulla difensiva con l’ascia di guerra alzata. In questo modo rimaniamo ricettivi verso ciò che la vita ci manda ed evolviamo di conseguenza.
Potrei raccontarvi tantissime storie di persone che avevano organizzato nei minimi particolari qualcosa della loro vita e che poi hanno visto tutto stravolgersi e nascere nuove cose positive proprio da quegli stravolgimenti. Molti aspetti dell’esistenza (quasi tutti direi) non dipendono da noi, per cui possono andare in modo molto diverso da come noi abbiamo programmato o fantasticato. Se rimani aperto, curioso e coltivi la gratitudine, puoi davvero lasciarti stupire da ciò che la vita ha in serbo per te.
Devi comprendere che quello che ti rovina la vita non sono le cose fuori programma, ma proprio i programmi stessi. In particolare:
• l’incapacità di lasciare andare le cose come devono andare
• lasciar essere le persone ciò che sono, anche se a te non sta bene
• il continuo rimuginare facendo minuziosi piani che tanto poi puntualmente saltano in aria
• il focalizzare l’attenzione sempre sul negativo, ovvero su quello che non sta andando secondo le tue aspettative, anziché goderti le nuove opportunità, che stanno emergendo
• il restare aggrappati ai nostri attaccamenti (a cose e persone).
Cosa dobbiamo fare quindi? Mollare gli ormeggi e spiegare le vele. Smettere di voler insistere al timone anche quando quella direzione è continuamente ostacolata e fidarsi del vento che guida in una nuova direzione. E accettare, al tempo stesso, la sostanziale impermanenza e incontrollabilità di tutte le cose. La vita non si lascia gestire da noi, va esattamente dov’è meglio per noi.
“Lasciar andare” significa non forzare le cose, lasciare che “fluiscano” naturalmente come la corrente del mare, come l’acqua sorgiva che si fa strada verso la foce tra rocce, monti e colline. Significa smettere di lottare accettando che alcune cose sono come sono e non possiamo cambiarle. Dirsi “Sia quel che sia, non dipende da me”.
Alcuni dicono “Ma questo vuol dire rassegnarsi”. No, assolutamente. Un conto è l’ACCETTAZIONE ATTIVA, un altro è la RASSEGNAZIONE PASSIVA. C’è un abisso tra questi due modi di reagire.
• Nel primo caso siamo sereni perché ci sentiamo “guidati”, condotti, ispirati da una saggezza superiore che ne sa più di noi
• Nel secondo caso siamo affranti, frustrati, ci piangiamo addosso dicendoci “me misero, me tapino” e alimentando impotenza e pessimismo
Una bella differenza direi, non trovate?
“Quello che succede è l’opzione migliore dell’universo”, dice José María Doria, ma quasi nessuno di noi sa davvero affidarsi con apertura al mutare della marea.
(dott.ssa Chiara Pica)