Molte persone cadono nella trappola del loro critico interiore, quella parte di sè che ha imparato la durezza e la rigidità come strumenti per crescere. Di solito è un atteggiamento che si interiorizza a seguito dell’educazione ricevuta, che risulta stato utile durante l’infanzia per rispondere alle aspettative esterne e poter così ricevere l’amore e l’accettazione che tutti noi, in fondo, cerchiamo.
Da adulti, tuttavia, questa voce diventa assolutamente disfunzionale e negativa. Ma cosa posso fare? Posso scacciarla? La risposta purtroppo è NO. Ecco quindi i pass giusti da compiere:
1. ACCOGLIERE e ACCETTARE. E capire che questa parte critica di me non ha fatto altro che agire per ciò che credeva essere il mio bene.
2. Ascoltare, accudire e amare la propria bambina interiore, che si sente tanto impaurita e triste. Va fatta sfogare, senza giudicare ciò che dice e senza cercare di spingerla a vedere le cose in positivo.
3. Accogliere tutta la fragilità e la vulnerabilità che c’è dentro di noi e riconoscerla per ciò che è. Quindi lasciar andare il bisogno di esser forte, il bisogno di farcela, e semplicemente stare con quella fragilità devastante, riconoscendola per quello che è.
4. Dare a sè stessi tutto ciò di cui si ha bisogno in quel momento, proprio come se diventassimo madri di noi stessi:
“È ok provare ciò che provi. Va bene sentirti vulnerabile. Va bene sentirti fragile. Sei umana. Io sono qui con te, con me sei al sicuro. Io ti sento, ti vedo, sono qui con te e non ti abbandonerò mai. Vai bene così come sei. Ti voglio bene” proprio come faccio fare attraverso il mio metodo REQ.
Quella bambina deve essere abbracciata forte, deve esserle dato tutto il calore e l’amore di cui ha bisogno, creando una grande bolla di compassione che avvolge entrambi. Così facendo il dolore si calma, la tempesta interiore si acquieta.
La chiave di tutto è coltivare l’amore e l’accettazione profonda per sé stessi, anche nei momenti più bui. In particolar modo quando le cose non vanno come vorremmo, quando ci sentiamo inutili, falliti, mancanti, deboli e vulnerabili.
Il viaggio che io faccio fare alle persone è proprio quello che ci riporta alla nostra Essenza, che ci permette di e di vedere profondamente tutto ciò che siamo (e non siamo), lasciando da parte le etichette, le autodefinizioni e i giudizi.