ANSIA, PANICO, DEPRESSIONE: LA PERDITA DEL “SACRO” E IL DISAGIO DELL’UOMO MODERNO

Oggi assistiamo a un fenomeno che di certo non giova alle nostre coscienze gettate nel mondo: il tramonto del sacro. Oggi rifuggiamo dall’idea che la vita possa contenere dei lati più profondi di quelli che le attribuiamo. Ciò ha portato a farci dimenticare che in ognuno di noi c’è un’essenza, un’unicità che ci caratterizza come individui irripetibili e peculiari, uguali ai quali nessun altro ci sarà. E se dunque non ci occupiamo noi di far fiorire questa essenza essa andrà sprecata e perduta. Questo atteggiamenti tipico dell’uomo occidentale desacralizzato e figlio della mentalità positivista, porta a sbilanciare completamente l’ago della bilancia verso il controllo, il razionale, il dominio della logica, della progettualità, della performance, dei risultati. Ciò porta a togliere completamente attenzione e interesse verso i lati reconditi, archetipici, arcaici, misteriosi e primordiali della nostra coscienza, dove operano istinti, intuizioni, energie ed emozioni che restano a noi in gran parte sconosciuti.

Come risvegliare l'energia interiore

Nelle società antiche, sciamaniche, druidiche, tutto questo non avveniva perché era continuamente sentito e celebrato il contatto con questi aspetti, che venivano personificati in dei e divinità, spiriti naturali, ninfe, elfi, fate, che risiedevano e dotavano di sacralità luoghi quali fonti, sorgenti, cascate, grotte, boschi, ecc dove poi sorgevano altari, tempietti, statue.

Questo contatto col sacro così forte e potente era un faro nella notte, una luce nel buio, una guida nel disorientamento: guida che veniva impersonata dalle varie figure del druido, del sacerdote, dello sciamano, del vecchio saggio, ce hanno contribuito tutte assieme a creare l’archetipo del vecchio saggio nell’inconscio collettivo. Questo stesso spirito è poi rimasto vigile nelle religioni più recenti, nel cristianesimo delle origini, nelle filosofie orientali, dove i guru e i saggi illuminano il buio delle coscienze in epoche sempre più infauste e disorientanti. In epoche, purtroppo, dove il vero buio viene favorito dal progressivo allontanamento da questo spirito originario e dunque laddove tutto ciò che appartiene al sacro, al mistero, al divino viene visto non più come parte integrante e costituente della coscienza umana ma come un orpello e una zavorra oramai inservibili per il nuovo modello di “uomo produttivo ed efficiente” che deve badare ai suggerimenti della “divina ratio”.

L’uomo all’alba del positivismo è un uomo perduto, disorientato, “gettato nel mondo”, per dirla in termini esistenzialisti, privo di quelle antiche guide che altro non erano che lo specchio della nostra essenza interiore e che servivano da faro nella notte ove ogni altra stella era spenta. Stava morendo quell’uomo che viveva secondo “la ruota dell’anno”, secondo i ritmi delle stagioni, dei cicli luce-buio, del mondo naturale in quanto esso stesso creatura che di quel mondo fa parte. I momenti di passaggio della vita (adolescenza, menopausa, vecchiaia ecc) non erano vissuti in modo traumatico perché erano accompagnati da riti dove l’intera comunità era coinvolta. E gli stessi rituali accompagnavano i cambi di stagione e i momenti salienti dell’anno.

Come risvegliare l'energia interiore

Praticavano i riti per armonizzarsi con il ritmo naturale delle energie vitali, contrassegnato dalle fasi lunari, dai solstizi e dagli equinozi e dalle quattro direzioni dello spazio.

 L’uomo moderno è gettato nel mondo, un mondo in cui l’unico valore distintivo è il suo grado di efficienza, produttività, apparenza e prestanza. E, ad un mondo di tal sorta, le persone riflessive, sensibili, timide, introverse, artiste, creative, eccentriche, peculiari, insomma Sé Stesse, non servono a molto. esse, in linea col predominio di una livellante media statistica, invece che valorizzate, vengono additate come facenti parte di disfunzionali estremi della curva gaussiana, viste  con sospetto, giudicate dunque inadeguate al raggiungimento di certi standard ritenuti indispensabili per poter ottenere lo status di persona degna di questa società dell’immagine e del successo. La crudele macchina statistica agisce come una stampante d’uomini, fatti non più a immagine e somiglianza di dio ma a immagine e somiglianza di un modello imperante a livello sociale. Standard che eliminano totalmente l’interiorità come inutile fardello e zavorra e innalzano la divina ratio a estremo censore di ogni tendenza che si discosta dalla media. Questo fa sentire l’essere umano disorientato e solo in un mondo da cui non si sente più compreso e sofferente in quanto costretto a negare sé stesso per conformarsi a questo modello istituito. Chi non segue i percorsi stabiliti, le tappe di vista giudicate idonee, è un perdente, uno svantaggiato, finanche u disagiato che va curato con la medicina, ovvero con gli psicofarmaci, perché se non si conforma a quel modello ci dev’essere in lui per forza qualcosa di disfunzionale e di malato da dover livellare alla media ritenuta giusta e adeguata. E chi  a questa media non appartiene viene emarginato dal sociale, fatto credere sbagliato e mancante. E spesso neanche la famiglia, primo veicolo che dovrebbe “tirare fuori” (e-ducere) la nostra vera essenza, finisce per mettere dentro la sua, quella che giudica idonea secondo la mentalità imperante.

Come risvegliare l'energia interiore

Ecco quindi i mali del secolo: ansia, panico, depressione, inadeguatezza, disorientamento: se ogni sintomo è un messaggio ecco che qui il messaggio che viene lanciato è globale, un messaggio non più solo individuale, ma del nostro inconscio collettivo che urla un disagio che accomuna la gran parte degli uomini di questa epoca e che ritroviamo agito nella singola vita individuale, vissuta non pià nell’autenticità di sé ma nel continuo tentativo di assomigliare a chi non si è.

Quel sacro antico che ci ricordava che dentro di noi esiste una essenza superiore che ogni giorno cerca di “farci per come siamo” è andata perduta nei meandri della società della performance e del risultato, che cerca invece di “farci per come vuole”. Questo è il soggetto che soffre di panico,  ansia, depressione: un soggetto che non riesce a percorrere il suo cammino di identificazione, di scoperta del Sé, e che quindi si perde, si disorienta, proprio come accade ai soggetti che somatizzano questo disagio con le vertigini e i capogiri. Hanno perso i propri punti di riferimento interiori, il proprio faro nel buio.

Come risvegliare l'energia interiore

Ma c’è una speranza per l’essere umano di questo secolo: molte coscienze si stanno risvegliando, proprio grazie a questi sintomi che sono messaggeri di questo disagio collettivo. Se accogliamo questi sintomi invece di fuggirli certamente potremo liberarci dalle stringenti maglie del sistema e ritrovare quel “vecchio saggio” che è dentro ognuno di noi, proprio come Virgilio per la coscienza di Dante nel suo viaggio dalle catene dell’inferno, dal buio della coscienza, verso la suprema luce della consapevolezza. e questo è l’uomo “illuminato”: un uomo che ha ritrovato la sua essenza, la sua guida interiore, al punto da non doverne più cercare fuori di sé, lasciandosi confondere da mille voci che non vogliono la sua realizzazione ma quella di un’idea ritenuta assoluta e divorante. La consapevolezza di sé è contatto, e non fuga, dalle proprie ombre interiori, dai propri lati rinnegati, da paure, dubbi e pensieri. Solo così potranno ritrovare integrazione dentro di sé delle parti che erano state eliminate perché non funzionali all’idea del modello d’essere umano dominante e che quindi, proprio perché rinnegate, diventano quei mostri che terrorizzano e creano ansie, fobie e panico: solo ascoltando queste parti, facendosele amiche,  potremo comprendere che proprio loro sono la chiave per uscire dalla schiavitù di un modello che non ci appartiene.

DOTT.SSA CHIARA PICA

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