L’allergia a livello medico è definita come una reazione abnorme dell’organismo a determinate sostanze (definite allergeni) che normalmente non provocano alcun problema alle altre persone. Questo ci aiuterà a capire cosa significa l’allergia a livello psicosomatico-simbolico. L’allergia, in quanto legata a qualcosa che “da fuori” ci entra dentro, è legata in modo simbolico ai rapporti interpersonali con gli altri e col mondo. Quante volte ci capita di dire “quella persona mi dà allergia al solo vederla”. E così fa il corpo: il corpo reagisce a qualcosa che diventa un allergene, ma che a livello sostanziale è solo il simbolo di qualcosa a cui siamo diventati allergici, che non tolleriamo più. Quindi esprime il tentativo di non far “entrare” nella propria sfera vitale elementi avvertiti come minacciosi e perturbanti al fine di proteggere la propria identità.
In tal senso l’allergia può coinvolgere tre apparati diversi:
La pelle, che è la primaria barriera tra noi e gli altri, intesi come le persone più intime del nostro ambiente vitale, che delimita quindi quella zona oltre la quale ci sentiamo invasi, oltre la quale non tolleriamo un contatto (la pelle infatti è la zona anche del contatto fisico tra noi e l’altro)
L’apparato respiratorio, anch’essa delimitante gli scambi relazionali anche se in questo caso tra noi e il mondo inteso come le relazioni che coinvolgono una sfera più ampia, meno intima
L’apparato digerente, deputato a mangiare e digerire il “cibo simbolico interiore”, ovvero vissuti, emozioni, persone
La personalità dell’allergico è tipicamente:
ipercritica e sospettosa: ha sempre le antenne alzate e vede nemici dappertutto, eccessivamente guardinga e prudente. L’iperdifesa del corpo verso certe sostanze è come una sorta di armatura che il corpo indossa: e in campo militare armarsi è sempre un segno di aggressività, e così anche l’allergia è espressione di forte difesa e aggressività repressa nel corpo.
perfezionista e/o attenta alla pulizia e all’ordine, e alla morale interiore, vissuti come capisaldi del proprio modo di essere
una personalità che difficilmente esprime i propri lati aggressivi e sessuali e difficilmente dice no, esprime le proprie contrarietà o fa valere efficacemente sé stessa
Faccio presente che quando parlo di questi aspetti mi riferisco a caratteristiche inconsce, di cui la persona non è consapevole. Spesso infatti la prima reazione alle mie osservazioni è uno stizzito “no guardi io non sono proprio così” … primo segnale che invece ho proprio colto nel segno. Possiamo raccontarcela quanto ci pare, ingannare noi stessi e gli altri, ma non la psiche, che la sa lunga molto più di noi. Tipicamente infatti ho notato casi di allergia proprio in quelle persone miti, educate, sempre disponibili e col sorriso sulle labbra, che poi però dentro sono portatrici di un lato opposto a cui non danno spazio: e quel lato lo spazio finisce per prenderselo da solo, appunto a livello psicosomatico.
Ma andiamo oltre: perché quello che conta a livello simbolico è ciò a cui siamo allergici. Troviamo in primo luogo i peli degli animali domestici, soprattutto quelli del gatto. Alla pelliccia e al pelo in generale gli uomini associano moine e carezze – la pelliccia è morbida e avvolgente, tenera e tuttavia” animalesca “. È un simbolo dell’amore (vedi gli animali di pezza con cui i bambini vanno a letto).
Poi ci sono i pollini dei fiori, che scatenano in primavera forti reazioni allergiche in molte persone. In primavera si sa che tutta la natura è tesa al rinnovamento e alla rinascita e quindi è carica di simboli riproduttivi e richiami sessuali: le allergie primaverili dunque esprimono una conflittualità legata alla sfera erotica e ai vissuti sessuali. Basti pensare agli aromi e colori primaverili legati al trasporto aereo dei pollini, già di per sé un elemento fecondante maschile. Questi aspetti sono spesso vissuti in modo ostile e destabilizzante, perché magari cozzano coi valori imposti della famiglia d’origine o dell’ambiente sociale in cui siamo cresciuti e inseriti. Insomma pelo e pollini mostrano che i temi “amore”, “sessualità”, “impulso”, “fertilità” e “istinto” sono carichi di paura e quindi evitati, non lasciati passare in quanto ritenuti aggressivi o minacciosi per il proprio equilibrio interiore.
Discorso analogo vale anche per la polvere domestica: in questo caso vi è una massiva difesa verso tutto ciò che è ritenuto sporco, sudicio, fonte di contaminazione o anche un disagio profondo verso l’ambiente domestico che è vissuto con malessere in quanto fonte di conflitti o vissuto non in sintonia col proprio Sé. E qui, con la scusa dell’allergia, l’allergico può esercitare il proprio potere, che altrimenti non poteva esprimere, dettando delle regole volte alla salvaguardia della sua salute: via i tappeti, via i peluche, via gli animali ecc. In questa tirannia nei confronti dell’ambiente circostante, l’allergico trova un buon campo di azione per realizzare la sua aggressività repressa senza che nessuno se ne accorga.
Il metodo della “desensibilizzazione graduale” è una buona idea, però bisognerebbe applicarlo non al piano fisico ma a quello psichico se si vuole avere veramente successo. Infatti l’allergico può guarire soltanto se impara a confrontarsi consapevolmente con ciò che evita e teme, finché riesce a integrarlo nella coscienza e ad assimilarlo. Non si fa un buon servizio all’allergico incoraggiandolo nelle sue strategie difensive: lui deve conciliarsi coi suoi nemici, imparare ad amarli. La persona deve imparare a riconoscere i lati di sé (aggressività, istinto, sessualità, impulsi di vario genere) che risiedono nel profondo, farli emergere e integrarli nella personalità complessiva. Non stupisce quindi che l’allergia in certi casi possa aumentare fino a creare pericolose malattie autoaggressive, in cui il corpo lotta e alla fine soccombe. Infatti nelle reazioni più esasperate si può arrivare anche allo shock anafilattico che di per sé indica un auto-attacco massivo per impedire a questi aspetti di sé di emergere.
Da considerare un elemento riguardante l’inconscio collettivo: molte allergie oggi sono diffuse a macchia d’olio (e di certo non si può parlare di contagio come si fa solitamente con le epidemie, in quanto le allergie non sono contagiose) e molte nuove allergie aumentano a vista d’occhio nella popolazione. Ad esempio nelle sempre più frequenti allergie ai farmaci, ai coloranti, ai conservanti, appare più che evidente un’avversione del collettivo a tutto ciò che è artificiale, chimico, sintetico. Così come l’aumento delle allergie in generale denota un’avversione per un mondo sempre più vissuto come ostile, alieno, lontano dal Sé.
L’allergico dovrebbe porsi queste domande:
Di quali ambienti di vita ho tanta paura da evitarli (i lavoro, la casa ecc) e perché?
A quali temi si riferiscono le mie allergie? Sessualità, voglie, aggressività, riproduzione, sporco nel senso dell’ambiente buio di vita?
Perché non consento ai miei impulsi vitali di manifestarsi, ma la costringo a lavorare silenziosamente ai danni del corpo?
Fino a che punto mi servo della mia allergia per manipolare chi mi vive accanto?
Come va con le tematiche legate a sesso e amore, con la mia capacità di “lasciar entrare” impulsi affettivi e sessuali?
DOTT.SSA CHIARA PICA