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IL SIGNIFICATO PSICOSOMATICO-SIMBOLICO DELLA DEPRESSIONE

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Il male oscuro, il l’ombra nera …. In tanti modi è stata definita la depressione ma di certo c’è che l’impostazione patologizzante della psichiatria non ne ha colto il messaggio profondo.  Nella scia dell’impostazione del nostro studio e di questa pagina cercheremo di comprendere insieme cosa è realmente la depressione, per vedere il potenziale positivo che ci sta dietro, il messaggio che ci vuole inviare.

Sulla depressione dovremmo dire cosa è realmente innanzitutto, per vedere il potenziale positivo che ci sta dietro, il messaggio che ci vuole inviare. Per ritrovare un buon rapporto con se stessi, serve un approccio completamente diverso ai disagi interiori. Non sono nemici da combattere , ma “messaggeri dell’anima” e spesso anche alleati del nostro vero benessere. In quanto messaggeri, i disagi hanno una “missione” da compiere. La missione della depressione è proprio quello di allontanarci da stili di vita inadeguati, che non sono in linea con la nostra vera natura e che bloccano le energie  vitali. Vediamo la nostra vita come una lista della spesa, una lista di cui dobbiamo cancellare tutte le voci, cioè i nostri progetti: prima mi laureo, poi mi trovo un partner, poi mi sposo, poi faccio figli ecc. Ma non è questo a darci la vera felicità: prima o poi dovremo dolorosamente constatare che la nostra vita è solo una sequela di tasselli di un mosaico che devono andare al loro posto ma che non disegnano la nostra felicità. Ecco allora che la depressione arriva a farci vedere che noi non ci siamo nella nostra vita, che siamo “i grandi assenti”: abbiamo vissuto per bruciare delle tappe ma restiamo vuoti e inconsistenti. Ecco perché arriva la depressione. Ci costringe a fermarci, ci blocca, ci rinchiude in un bozzolo che vuole allontanarci da una vita che non fa per noi. Ecco perché l’apatia, la mancanza di energie servono a impedirci di continuare a incaponirci in una direzione che non ci appartiene. Vuole che entriamo in uno stato di buio e di silenzio, così come simboleggia quella sensazione di cappa scura che i depressi descrivono sempre. E in quello spazio di vuoto e silenzio vuole che restiamo per ricontattare ciò che abbiamo dimenticato di noi

Per ritrovare un buon rapporto con se stessi, serve un approccio completamente diverso ai disagi interiori. Non sono nemici da combattere, ma “messaggeri dell’anima” e spesso anche alleati del nostro vero benessere. In quanto messaggeri, i disagi hanno una “missione” da compiere. La depressione nasce quando non facciamo “la vita che fa per noi”. Ognuno di noi, infatti, ha una natura profonda che lo guida ma che viene spesso soffocata dalle circostanze di vita, soprattutto quelle infantili . Quindi finiamo per non essere consapevoli di questa natura e ostacolarla, imponendoci dei percorsi inconciliabili con la nostra inclinazione naturale. La missione della depressione è proprio quella di spazzare via gli stili di vita inadeguati, che non valorizzano la nostra vera natura e bloccano le energie vitali. Spesso impostiamo la nostra vita seguendo progetti, strade, mete, che credevamo nostre e che poi però non ci riempiono veramente. Di questo però, nel 90% dei casi, non ne siamo minimamente consapevoli. Ecco dunque che prontamente, come una madre amorevole, arriva la depressione: ci ferma, ci getta nel buio e come tale ci impedisce di proseguire in quella vita che il nostro Sé profondo trova per noi estranea e inadeguata. Ci toglie le forze per impedirci di continuare strenuamente sulla strada sbagliata, ci getta nell’apatia proprio per costringerci a stare con noi stessi e con la nostra interiorità, ci obbliga a guardarci dentro. E perché quel senso di buio e di vuoto? Nulla è casuale nell’ottica psicosomatica: ogni parto, sia nei miti che nella vita reale, avviene nel buio. Le divinità nascono nel buio di grotte e caverne, che non a caso simboleggiano il ventre materno. Il buio accompagna la gestazione del feto, il bozzolo oscuro avvolge il bruco che diventerà farfalla, i pulcini si formano nell’uovo, il seme germina nel profondo della terra. Ecco perché anche noi, se vogliamo davvero rinascere, dobbiamo gettarci nel buio, nel silenzio, isolarci dal mondo, al fine di fare tabula rasa delle voci che ci girano nella testa e ritrovare la nostra vera essenza, la nostra vera nascita. Perché la nascita reale è quella ch facciamo quando decidiamo di vivere, quando decidiamo di spogliarci della nostra finta pelle come la muta del serpente (non a caso altro simbolo di morte-rinascita).

E perché questo male oscuro sembra non voler andare via con nulla? La risposta è semplice ma non scontata per i più: perché, di fatto, gli resistiamo. Quante volte a certi miei pazienti ho sentito dire “rivoglio quello che ero, voglio tornare quello di prima”. Impossibile: la depressione arriva proprio per farci prendere le distanze con quel falso personaggio, tornare indietro non è più possibile, se non a costo di prepararci ad un’ulteriore sofferenza, magari stavolta di tipo fisico. Resistere allo stato di buio, di vuoto è proprio l’errore che spinge la depressione è diventare ancora più forte e tenace. Solo ascoltandoci nel profondo si può comprendere gli errori commessi fino a quel momento e decidere di cambiare rotta. Stesso discorso vale per i farmaci, che hanno lo scopo di mettere sotto silenzio la struggente voce della depressione e riportarci a quello che eravamo. I farmaci si rivelano indispensabili solo laddove ci sono tendenze suicidi arie, o laddove (nella fase maniacale del disturbo bipolare) si tende ad essere lesivi verso sé stessi o gli altri. E in ogni caso i farmaci vanno SEMPRE affiancati a una terapia psicologica, o si rivelano solo controproducenti.

Dopo essere stati per il tempo sufficiente nello stato di “gestazione” è il momento di uscire da buio e cominciare a rigettare le fondamenta della nostra vita. Qui non servono scuse, bisogna agire. I fiori di bach spesso si rivelano un metodo d’elezione per uscire da questo guscio, perché non agiscono sulla chimica ma sul corpo sottile, permettendo alle energie bloccate di fluire nuovamente.

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