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Imbolc/Candelora: la festa del Rinnovamento

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Sono sotto lo scudo della generosa Brigit ogni giorno;
sono sotto lo scudo della generosa Brigit ogni notte.
Sono protetto dalla Levatrice di Maria, ogni alba e ogni tramonto, ogni notte e ogni giorno.
Brigit è la mia compagna, Brigit è l’ispiratrice delle mie canzoni,
Brigit è la mia aiutante, è la migliore delle donne, la mia guida fra tutte le donne.
(antica preghiera d’invocazione a Brigit, delle Highlands scozzesi)

Pulire e Liberare sono due parole che calzano perfettamente con l’essenza d’Imbolc, così come lo è febbraio, il mese romano della Purificazione. Può trattarsi di ‘pulire’ se stessi, intraprendendo una bella eliminazione delle tossine, oppure di pulire e sgomberare il focolare domestico, mettendo in atto le tradizionali ‘pulizia di Primavera! La festività celebrava la luce, che si rifletteva nell’allungarsi della durata del giorno, e nella speranza per l’arrivo della primavera. Era tradizione celebrare la festa accendendo lumini e candele.

La luce che è nata al Solstizio d’Inverno comincia a manifestarsi all’inizio del mese di febbraio: le giornate si allungano poco alla volta e anche se la stagione invernale continua a mantenere la sua gelida morsa, ci accorgiamo che qualcosa sta cambiando. Le genti antiche erano molto più attente di noi ai mutamenti stagionali, anche per motivi di sopravvivenza. Questo era il più difficile periodo dell’anno poiché le riserve alimentari accumulate per l’inverno cominciavano a scarseggiare. Pertanto, i segni che annunciavano il ritorno della primavera erano accolti con uno stato d’animo che oggi, al riparo delle nostre case riscaldate e ben fornite, facciamo fatica a immaginare.

Imbolc è una delle quattro feste celtiche, dette “feste del fuoco” perché l’accensione rituale di fuochi e falò ne costituiscono una caratteristica essenziale. In questa ricorrenza il fuoco è però considerato sotto il suo aspetto di luce, questo è infatti il periodo della luce crescente. Gli antichi Celti, consapevoli dei sottili mutamenti di stagione come tutte le genti del passato, celebravano in maniera adeguata questo tempo di risveglio della Natura.

Ma come siamo arrivati da Imbolc alla festa cristiana della Candelora? Nell’Europa celtica era onorata Brigit, dea del triplice fuoco; infatti era la patrona dei fabbri, dei poeti e dei guaritori. Il suo nome deriva dalla radice “breo” (fuoco): il fuoco della fucina si univa a quello dell’ispirazione artistica e dell’energia guaritrice. Sotto l’egida di Brigit erano anche i misteri druidici della guarigione, e di questo sono testimonianza le numerose “sorgenti di Brigit”. Diffuse un po’ ovunque nelle Isole Britanniche, alcune di esse hanno preservato fino a oggi numerose tradizioni circa le loro qualità guaritrici. Ancora oggi, ai rami degli alberi che sorgono nelle loro vicinanze, i contadini appendono strisce di stoffa o nastri a indicare le malattie da cui vogliono essere guariti. Insomma Brigit era talmente importante per i popoli irlandesi che quando la chiesa cattolica divenne il culto dominante in quella zona, non poterono demonizzarla e fu quindi canonizzata come Santa Brigida, la patrona delle arti e della guarigione. E così nasce la festa della Candelora. La parola Candelora deriva dal latino festum candelarum e va messa in relazione con l’usanza di benedire le candele, prima di accenderle e portarle nella processione. Oggi i ceri vengono conservati nelle abitazioni dei fedeli per essere riutilizzati, come accadeva in passato, per ingraziarsi le divinità pagane, durante le calamità meteorologiche, oppure nell’assistenza di una persona gravemente malata, o nel caso di epidemie, o nell’attesa del ritorno di qualcuno momentaneamente assente, o infine, come accade attualmente, in segno di devozione cristiana.

A Santa Bridget fu consacrato il monastero irlandese di Kildare, dove un fuoco in suo onore era mantenuto perpetuamente acceso da diciannove monache. Ogni suora a turno vegliava sul fuoco per un’intera giornata di un ciclo di venti giorni; quando giungeva il turno della diciannovesima suora ella doveva pronunciare la formula rituale “Bridget proteggi il tuo fuoco. Questa è la tua notte”. Il ventesimo giorno si diceva fosse la stessa Bridget a tenere miracolosamente acceso il fuoco. Il numero diciannove richiama il ciclo lunare metonico che si ripete identico ogni diciannove anni solari. Inutile ricordare come questa usanza ricordasse il collegio delle Vestali che tenevano sempre acceso il sacro fuoco di vesta nell’antica Roma, ma più probabilmente la devozione delle suore di Kildare si ricollega alle Galliceniae, una leggendaria sorellanza di druidesse che sorvegliavano gelosamente il loro recinto sacro dall’intrusione degli uomini e i cui riti furono mantenuti attraverso molte generazioni.

Ma andiamo a esplorare i significati psicologici di questa festa. Il serpente appare come uno degli animali-totem di Brigit. In molte culture il serpente o drago è simbolo dello spirito della terra e delle forze naturali di crescita, decadimento e rinnovamento. Il serpente è uno dei molti aspetti dell’antica Dea della terra: la muta della sua pelle simboleggia il rinnovamento della Natura. In questo senso il serpente indica il bisogno di rinnovamento e di rinascita, il “cambiare pelle” per rinascere a una nuova vita. È il momento in cui le forze della natura si risvegliano e riattivano, è il momento in cui il grembo della Terra – che nel periodo invernale ha custodito pazientemente i semi della primavera futura – riceve le energie cosmiche, la spinta sacra alla nascita. Perciò, con la sua celebrazione anche noi risvegliamo i nostri sensi che durante l’inverno si erano assopiti e celebriamo il ritorno della luce, la rinascita e la fertilità!

L’altro simbolo d’Imbolc è infatti il seme. Il seme, per poter ‘venire alla Luce’, deve ‘lasciarsi’ uscire dal luogo caldo, umido, comodo e accogliente… dal buio nutriente per prendere vita in una realtà sconosciuta. Ma cosa spinge il seme a fiorire, a lasciare il noto per l’ignoto? La stessa spinta energetica che ‘muove’ il bruco a non resistere al cambiamento che lo trasmuterà in farfalla.Il seme come il bruco non hanno coscienza di cosa stanno diventando, in che cosa si stanno trasmutando… non sanno che vanno incontro a una evoluzione… non sanno che saranno più integri, perfetti, completi, divini. Né il seme né il bruco si rifugiano in quella mente razionale che instilla nell’essere umano paura e confusione… essi si abbandonano in piena fiducia al loro ‘istinto’… perché sanno che è l’unico modo per ‘divenire’ quello che sono veramente. Non scelgono di rimanere seme e bruco, non oppongono resistenza alla ‘trasmutazione’… si affidano, perché è la cosa più naturale. È questo il momento, dunque, di prendere coscienza del nostro essere farfalle e vivere appieno questa trasformazione: i suoi privilegi e le sue responsabilità. Smettere di restare nella nostra zona di comfort e diventare ciò che siamo nati per essere. Dobbiamo mettere in atto quella trasformazione necessaria alla nostra rinascita.

Poiché Imbolc /Candelora è la festa della Purificazione, della Trasformazione e della Rinascita/Risveglio, è anche il momento ideale per iniziare un nuovo ciclo del nostro cammino spirituale. È il tempo per i cambiamenti profondi, quelli nascosti. È il periodo dell’anno per prendere un impegno o per disfarci di ciò che non è più necessario o che ci ostacola. È tempo di guardare avanti con speranza e gioia per quello che sta per arrivare… è il tempo di riconfermare il nostro personale rinnovamento.

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