Dott.ssa Chiara Pica - Mission Life Coach

Dott.ssa Chiara Pica

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QUANDO IL DOPPIO IRROMPE NELLA NOSTRA VITA

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Noi cerchiamo spasmodicamente di controllare la nostra vita, di darci delle certezze, ma la vita di fatto va dove è meglio per noi, ovvero, certi eventi ci vengono incontro proprio per sfidarci in quelli che sono i nostri limiti. Di fatto non c’è un ME di prima e uno di adesso, c’è un ME che ha sempre avuto determinate caratteristiche ma che non ha mai avuto il giusto spazio nella sua vita. E, di fatto, non sono solo certi eventi che vengono incontro a noi, ma anche noi gli  andiamo incontro, anche se non ce ne rendiamo conto. E a mandarci incontro a certe situazioni è proprio quella parte non espressa che magari abbiamo tenuto sotto controllo per anni. E chiaramente ciò che teniamo sotto controllo forzatamente e a lungo poi si prende ciò che è suo, anche in modi che possono essere forti e spiazzanti; come ad esempio la persona ipercontrollata e fedele a ogni costo che un giorno perde la testa e tradisce la moglie. E in questi casi dovremmo abolire frasi colpevolizzanti come “sono un cretino”, “non avrei dovuto” ecc perché certi eventi, in una forma o nell’altra, trovano sempre il modo di accadere per riportare in equilibrio la nostra vita.

Quante volte ci diciamo “certi pensieri mi venivano in mente a volte anche in passato ma io cercavo di scacciarli”; una parte di noi quindi già tentava di liberarsi dagli schemi. Ed è qui che poi nasce l’inghippo. Poiché questi pensieri non erano altro che la spia di una parte profonda di noi che voleva liberarsi ma che non riconoscevamo. Certe  esperienze ci sconvolgono tanto perché fanno crollare una visione parziale e unilaterale di noi stessi oramai obsoleta. Se avessimo imparato ad ascoltarci ad illo tempore ci saremmo accorti ben prima di una voce interiore che stava cercando di esprimersi. Questo crollo della visione parziale di sè porta confusione in tutti i campi della nostra vita, ma laddove qualcosa crolla, un qualcos’altro è pronto per emergere.

Questo può anche implicare che i primi che ci chiuderebbero la porta in faccia a seguito di una nostra evoluzione sarebbero i nostri genitori o partner, proprio  perché loro sono abituati a vederci in un certo modo. Ed è proprio quel modo in cui siamo stati abituati ad essere visti, e  che ci siamo portati dietro per anni.

Chi abbiamo intorno in questi casi ci dice che rivorrebbe la persona di prima ma di fatto la persona di prima non stava bene con sé stessa. Se ci reprimiamo in una nostra parte finiamo per non essere felici con noi stessi.

Posso comprendere pienamente il turbamento che talvolta consegue all’espressione di queste parti di sé dimenticate, ma tenete conto che queste parti si esprimono coi loro estremi quando vengono tenute sotto chiave per tanti anni. E questo perché, come dice Jung, la nostra interiorità punterà sempre e comunque alla completezza, contro qualunque presupposto razionale che possiamo avere noi, secondo il quale le cose devono andare nel modo in cui noi abbiamo stabilito e programmato.

Queste esperienze vogliono scardinare un’immagine di sè impostata su determinati modelli familiari: vogliono far emergere un’altra parte di sè che non conosciamo e per questo tutto ciò che non conosciamo crea disorientamento, perché tutto ciò che conosciamo fa paura. Queste esperienze  vogliono dirci che siamo legati a un personaggio che è giunto il momento di abbandonare.

DOTT.SSA CHIARA PICA

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