La Psicosomatica, nonché la PNEI, insegnano che se non impari a canalizzare l’energia legata alle emozioni, questa andrà a depositarsi nel corpo, ovvero si somatizza. Se reprimi un’emozione o non la riconosci (quella che viene chiamata Alessitimia) stai spianando la strada alle somatizzazioni. Ecco perché è così importante che le emozioni siano riconosciute ed elaborate, nonché espresse in modo chiaro.
Ecco perché per risolvere molti problemi di salute non basta agire solo sull’aspetto somatico: se non si agisce anche sul piano emotivo sarà sempre una guarigione a metà.
È importante cominciare col dire che le emozioni non sono in sé né positive né negative: le emozioni, dal latino e-movere, sono energia in movimento. Come tale definirle negative o positive è solo un etichettamento che tendiamo a dare noi sulla base di luoghi comuni, educazione, cultura ecc. Ma dare un’etichetta di tal genere vuol dire che se una emozione è negativa io cercherò di reprimerla, con tutte le conseguenze del caso. Reprimere l’emozione significa reprimere la sua energia e con essa il messaggio che questa energia porta con sé. Questo messaggio ha a che fare con i propri bisogni e desideri più profondi e autentici.
Prendiamo ad esempio la rabbia: è comunemente accettato che la rabbia è un’emozione negativa da eliminare. Eppure non è così. Abituiamoci a vedere le nostre emozioni e stati d’animo come immagini: ad esempio vedere la rabbia come un guerriero antico che combatte nell’arena contro i suoi nemici. Mai collegare la rabbia a una persona o a una situazione: altrimenti si innesca il terribile circuito del “devo chiarire”, “devo risolvere”, “devo capire questa situazione” ecc. La rabbia sta svolgendo una funzione che è del tutto slegata dall’evento, da quella che tu credi sia la causa. È a rabbia di Venere, la rabbia d Artemide, è una dea infuriata. La rabbia è solo una quota di energia che si attiva, punto: altre spiegazioni non ci servono. La persona o la situazione sono solo interruttori: l’evento sei tu. Marco, un mio ex paziente, che aveva attacchi d’ira ripetuti durante la giornata, scatenati a motivi futili, ha visto la rabbia andarsene quando ha potuto trasformarla nell’immagine di un guerriero. Mentre cercava di domarla senza riuscirci, ogni volta che immaginava di essere un cavaliere e di vivere le più varie avventure, gli attacchi d’ira svanirono. La sua rabbia gli stava comunicando la necessità di un modo diverso di rapportarsi alla vita e di svincolarsi da genitori troppo invadenti.
Ma c’è un ulteriore aspetto da tener presente: le emozioni non arrivano dall’esterno, siamo noi ad attivarle attraverso i nostri dialoghi interiori più o meno consapevoli. Gli stati emotivi sono attivati dai pensieri e soprattutto dal modo in cui interpreti gli eventi.
Come afferma Abraham Hicks
“Dirigendo intenzionalmente i propri pensieri e creando nella mente scenari piacevoli che evocano dentro di voi emozioni positive, iniziate a cambiare il vostro polo di attrazione. L’Universo risponde ai pensieri che state facendo e non distingue tra quelli che fate osservando qualcosa di reale di cui siete stati testimoni e quelli elaborati dalla vostra immaginazione. In entrambi i casi, quei pensieri corrispondono al vostro polo di attrazione, e se vi concentrate sufficientemente a lungo su di essi, diventeranno la vostra realtà.”
Una emozione è collegata a un’altra, sia neurologicamente che chimicamente, sia nel positivo che nel negativo: se siamo arrabbiati siamo frustrati, se siamo frustrati siamo impotenti, se siamo impotenti siamo rassegnati e così via. Ma è anche vero il contrario: se siamo grati siamo appagati se siamo appagati siamo felici, se siamo felici siamo sereni e così via. E così abbassando il volume mentale di una singola emozione negativa, quella che si lega a tutte le altre, comincerà ad abbassarsi anche il volume delle altre. Se vivete una determinata emozione finirete per accettare solo i pensieri che confermano quell’emozione, e lo farete in automatico, credendo siano veri, mentre quei pensieri sono solo guidati dalla paura e quell’emozione a sua volta rafforzerà quei pensieri. Ecco perché l’unico modo è riprogrammare la mente con pensieri positivi che contrastino quelli negativi: non è possibile scacciarli senza rafforzarli a dismisura: l’UNICO modo è SOVRASCRIVERLI. Ovvero quindi pensieri che sono simili all’emozione che vorreste provare al posto di quella negativa che state provando.
Vediamo quindi il procedimento:
Se ad esempio siete impazienti potreste pensare “il tempo non basta mai”, “non posso aspettare”, “la gente ci mette troppo per fare le cose” ecc. E tu quali pensieri fai a seguito di quell’emozione? È fondamentale prenderne atto perché quei pensieri rafforzeranno l’emozione in un continuo circuito a retroazione.
Dopo questo passo prendi coscienza delle AZIONI e dei COMPORTAMENTI che fanno seguito a quei pensieri: sempre restando nell’esempio fare le cose con la fretta, svegliarsi al mattino già col pensiero delle cose da fare ecc.
Ora segna altre due emozioni che scaturiscono da quella prima emozione.
Ora gira il foglio e scegli i pensieri positivi e potenzianti verso cui vorresti dirigere la tua attenzione, ovvero le possibilità alternative di pensiero che vorresti andare a sovrascrivere. Ad esempio se non hai autostima puoi dire “io sono importante nell’Universo”, oppure “la mia esistenza è importante”, o ancora “io posso fare la differenza nel mondo”
Ora pianifica le AZIONI e i COMPORTAMENTI concreti che secondo te sono necessari per rinforzare quel pensiero dentro di te. Più questi pensieri-azione saranno provati e riprovati più verranno installati e più verranno installati più andranno a sovrascrivere quelli precedenti, diventando un software che andrà ad attivarsi in automatico all’accensione del vostro cervello sin dal mattino.
Se diventiamo consapevoli dei nostri pensieri negativi non saremo più identificati col programma ma con la coscienza che osserva quel programma
(dott.ssa Chiara Pica – iscriviti al mio canale YouTube http://www.youtube.com/c/DottssaChiaraPica.
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