Jung si esprimeva così in merito all’ansia: “Non si dovrebbe cercare il modo di eliminare l’ansia quanto piuttosto appurare cosa essa significhi, che cosa insegni e quale meta si prefigga. Dall’ansia stessa è possibile apprendere moltissime cose per la nostra guarigione e ciò che all’ansioso appare assolutamente disprezzabile nasconde invece il tesoro più autentico che altrimenti non avremmo mai potuto scovare. Si dovrebbe quindi imparare ad essere grati all’ansia altrimenti si perde la possibilità di conoscere quello che siamo in realtà. L’ansia è veramente eliminata quando essa ha spazzato via il falso atteggiamento dell’Io. Non siamo noi a doverla curare, ma è lei a curare noi. L’ansia è il tentativo di curarci messo in atto dalla nostra psiche”. L’ansia quindi è la reazione del mondo interiore a una visione limitata di noi stessi. l’ansia è la tua parte autentica! Quella vera, al di là delle maschere dell’Io. Prova a scuoterti come farebbe un terremoto, una tempesta, un vento impetuoso che rende tutto precario e fa crollare le mura della prigione mentale.
Vi metto qui tre domande tratte da un’intervista sull’ansia che mi è stata fatta l’anno scorso:
- Cosa differenzia l’ansia e la paura? E in che modo sono connesse e funzionali? La paura e l’ansia sono strettamente legate pur essendo due cose diverse. La paura è l’emozione di base scatenante, e può essere paura di tantissime cose. Un tempo, per i nostri antenati, era paura delle belve feroci, dei fenomeni atmosferici e dei pericoli dell’ambiente; oggi tutto potenzialmente può essere fonte di pericolo o paura, ma i circuiti che si attivano a livello fisiologico sono esattamente gli stessi, ovvero il cosiddetto “cervello rettiliano” e il Sistema Nervoso Autonomo (SNA). L’ansia, dunque, è tutto quel complesso di reazioni fisiologiche scatenate nel corpo dalla paura: un tempo queste reazioni erano puramente adattative, fisiologiche, ovvero preparavano il corpo ad affrontare il pericolo; ad oggi vengono esse stesse viste e vissute come fonte di pericolo grazie, ahimè, al nostro cervello evoluto (la neocorteccia) che ragionando sui suoi stessi stati corporei e mentali, rischia di catastrofizzarli laddove invece sono solo reazioni “amiche” che dobbiamo imparare a leggere per quello che sono realmente: ovvero dei messaggi della psiche profonda che ci avvisa si di un pericolo, ma non di quello che crediamo noi: bensì una minaccia molto più “interiore”, relativa a modi di essere, pensare e agire che dobbiamo cambiare in noi stessi invece di cercare di cambiare le cose, le persone o le situazioni fuori di noi.
- Sono “emozioni” positive per la salvaguardia della specie (nel mondo animale la paura sì…) e fino a che punto? Assolutamente si. Sono emozioni positive. Come ho spiegato sopra la paura, intesa come “sos dell’anima”, ci avvisa di un pericolo che stiamo correndo. Non più un pericolo legato all’ambiente fuori di noi, con le sue insidie nascoste, bensì un pericolo relativo a un nostro modo di vivere, essere, pensare, comportarci che ci sta creando problemi perchè sta diventando troppo unilaterale, rigido e in questo senso “non adattivo”. Non più un adattamento all’ambiente esterno, bensì un adattamento INTERNO, ovvero un “non allineamento” a ciò che siamo realmente.
- Come possiamo controllarle se escono “fuori” dal seminato per così dire. Cioè se diventano patologiche? Nulla è patologico nella nostra mente se non quello che noi facciamo diventare tale. E il voler controllare le nostre emozioni, normalizzarle, rimetterle nei binari e quindi combatterle, è proprio ciò che rinforza a dismisura ciò che viviamo, paure comprese. Noi pensiamo di dover combattere le paure, vogliamo diventare più forti: sono operazioni sciocche, addirittura dannose, perché ci allontanano da quel messaggio evolutivo che la psiche profonda sta cercando di mandarci attraverso la paura. Proviamo invece a pensare che, proprio in quei momenti in cui siamo spaventati, qualcosa in noi, un’energia nascosta, nuova, sta cercando di venire alla luce. Un’energia che ci spinge inesorabilmente verso nuove dimensioni di esistenza; verso nuovi modi di essere, agire, comportarsi e pensare. Il nuovo ci spaventa, lo temiamo: per questo spesso assume il volto del mostro e ci terrorizza. Ma è solo uno spettro, non esiste: non arriva per farci del male (come crediamo noi) ma perché stiamo correndo un pericolo grave: ovvero per qualche motivo non stiamo più esprimendo la nostra vera essenza, la nostra natura: è quello il pericolo da cui la paura vuole salvarci stravolgendoci come un fiume in piena che spazza vie le nostre precarie certezze. Accoglierla, farle spazio quando arriva, abbandonarsi alle sensazioni che procura sono dunque gli ingredienti per evitare che la paura si cronicizzi e ci limiti divenendo essa stessa un motivo di pericolo: la cosiddetta “paura della paura”: una trasformazione assurda che solo l’essere umano può concepire. E nello stesso tempo, adoperarsi, ogni giorno, per avvicinarci sempre di più alla nostra vera immagine, coltivando una passione, uno spazio per sè, ecc Più nutriamo la nostra essenza, più le diamo spazio, meno le paure avranno motivo di visitarci ancora.
Avete altre domande sull’ansia? Se si chiedetemi 🙂