Regina del Sole, Regina della Luna
Regina dei corni, Regina dei fuochi
Portaci il Figlio della Promessa.
E’ la Grande Madre che Lo crea
E’ il Signore della Vita che è nato di nuovo!
L’oscurità e la tristezza vengono messe da parte
quando il Sole si leva di nuovo!
Sole dorato, delle colline e dei campi,
illumina la Terra, illumina i cieli,
illumina le acque, accendi i fuochi!!
Questo è il compleanno del Sole,
io che son morto, oggi son di nuovo vivo.
Il Sole bambino, il Re nato in inverno!
(canto tradizionale tratto da “La danza a spirale” di Starhawk)
A livello psicologico si tratta di un tempo fondamentale, così come tutti i momenti di passaggio del calendario, che scandisce non solo i ritmi dell’anno ma i nostri ritmi interiori. Mettere l’accento su questi ritmi ci aiuta a riappropriarci di quel tempo naturale da cui la società umana si è gradualmente allontanata. Il solstizio d’inverno è un momento di sospensione: il respiro della natura è in stallo, è in attesa di una trasformazione, è come se tutto fosse in in pausa. È il momento di passaggio in cui le ore di luce sono le più scarse dell’anno ma cederanno il passo al graduale aumento di essa. Come tutti i momenti di passaggio, Yule è un periodo carico di valenze simboliche e magiche, dominato da miti e simboli provenienti da un passato lontanissimo.
Non a caso il natale è stato collocato in un momento di passaggio in cui la luce piano piano ricomincia a prevalere sulle tenebre. Il Natale e’ la versione cristiana della rinascita del sole, fissato secondo la tradizione al 25 dicembre dal papa Giulio I (337 -352) per il duplice scopo di celebrare Gesù come “Sole di giustizia” e creare una celebrazione alternativa alla festa pagana del Sol Invictus. In tutti i popoli e in tutte le epoche possiamo constatare un fiorire di riti e cosmogonie che celebravano le nozze della notte più lunga col giorno più breve.
Yule, quindi, è insieme festa di morte, trasformazione e rinascita. Il Re Oscuro, il Vecchio Sole, muore e si trasforma nel Sole Bambino che rinasce dall’utero della Dea, regina del gelo e dell’oscurità: all’alba la Grande Madre Terra dá alla luce il Sole Dio.
Ma vediamo meglio il senso psicologico di questa festa: La stagione buia era estremamente temuta nelle culture rurali: intanto bisogna tener conto della scarsità delle risorse alimentari disponibili in questo momento dell’anno. Senza i supermercati, con la terra gelata e fredda e le piante ritirate in se stesse per difendersi dal gelo non restano che cavoli, coste e le scorte fatte durante l’estate.
Il buio stesso è motivo di timore.
Noi non siamo più abituati visto che l’inquinamento luminoso raggiunge anche le realtà periferiche, ma un tempo – quando l’elettricità non esisteva ancora (meno di un secolo fa, comunque) – il buio era veramente buio. E il buio arrivava molto presto: alle 5 del pomeriggio, quindi possiamo immaginare quante erano le ore di buio e quanto quindi venisse celebrato con giubilo il momento in cui le giornate ricominciano ad allungarsi: significava il ritorno della luce, del cibo, del calore.
Si tratta dunque di una fase di rinascita, non solo della natura ma anche interiore. E ora più che mai dato il tempo che stiamo attraversando. E la rinascita è legata al risveglio: di sé stessi, dei nuovi progetti, della liberazione dalle zavorre del passato che non ci appartengono più e dalle catene sociali che ci tengono imprigionati. È il tempo in cui lasciarsi alle spalle paure, dubbi, idee logore e superate, progetti finiti e abortiti che sappiamo bene non servirci più, ruoli che non ci appartengono più, modi di essere che non sono più nostri: insomma qualsiasi cosa nella nostra vita che ci tiene lontani dai nuovi inizi che ci porteranno ad una nuova crescita. Questo momento infatti segna simbolicamente l’inizio della risalita dagli inferi della psiche, facendosi archetipo di tutte le risalite nei cicli che attraversiamo: notte/giorno, ciclo femminile, malattia/guarigione, introversione /estroversione, morte/rinascita ecc. E ora più che mai ci è richiesta una risalita dagli inferi dei condizionamenti sociali, di anni e anni di ipnosi mediatica che ci hanno fatto credere di essere impotenti, sottomessi, passivi per prendere invece atto del nostro immenso potere di creare, di decidere, di autodeterminarsi. Il sole si dona alla terra e così entra in lei, nella sua parte più umida e profonda. La terra al contempo accoglie il seme e lo protegge, mentre il vecchio sole muore. Da questa unione, da un grande atto di amore, nasce una nuova vita: il sole nuovo il Sol Invictus. E’ un invito a donarsi, ad accogliere, a morire per dar nuova vita. Il tempo della discesa è concluso, è il momento di risalire. Infatti abbiamo visto come, nella notte di Samhain, il Dio e La Dea si sono ritirati nel mondo del buio dove hanno concepito insieme il Sole Bambino: esso verrà partorito nella notte di Yule, notte in cui il vecchio Dio si sacrificherà lasciando il posto al Sol Invictus, partorito dal grembo notturno e oscuro della Dea.
In questo leggiamo un ulteriore significato: la luce nasce dall’ombra. Ecco perché è necessario che quello che ci sta accadendo venga letto come un bisogno di entrare dentro noi stessi, penetrare nelle nostre profondità, le fecondiamo con la nostra riflessione consapevole per poi ripartorire noi stessi in una nuova forma, nella forma quindi dell’autodeterminazione, della piena e totale responsabilità di noi stessi e della presa d’atto che le nostre credenze creano la nostra realtà. Ci viene dunque fatto comprendere che nessuna rinascita può nascere se non passando dall’ombra, che essa ha un valore positivo e che se la fuggiamo il nostro percorso non potrà compiersi fino alla successiva occasione ciclica.